Pubblicato su politicadomani Num 86 - Dicembre 2008

Chi è incapace, almeno non accusi
Lettera aperta al Generale Giannini

Le piaghe del Mezzogiorno e della Campania sono il risultato di una situazione storica fatta di soprusi e prevaricazioni, di abbandono e di sfruttamento.
In queste terra, che è stata culla di civiltà e continua ad essere, nonostante tutto, all’avanguardia nelle espressioni dell’arte e del pensiero è diventato fin troppo facile, da fuori, senza sapere o facendo finta di non sapere, ironizzare o, peggio, accusare di inefficienza e indifferenza, se non addirittura di collusione con la criminalità e con la mafia. È quello che è accaduto quando il Generale Giannini si è permesso di accusare gli abitanti di Marano, di Chiaiano e dei centri attorno alle cave di non “aver vigilato” sugli sversamenti di amianto e altre sostanze pericolose trovate in quei luoghi.
Al Generale Giannini hanno risposto in molti, a cominciare dal Prof. Ortolani, Ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento Pianificazione del Territorio dell’Università Federico II di Napoli, in modo energico, approfondito e circostanziato (www.napoliblogolandia.it). In questa sede accogliamo la lettera (firmata nell’originale che ci è pervenuto) di un cittadino di Marano, uno dei tanti, che con le sue parole il Generale ha umiliato e offeso.

 

Al cittadino generale Giannini

Volevo informarla che, per gli sversamenti effettuati dalla camorra tra il 1980 ed il 2008, nessuno ha protestato perché paghiamo le tasse affinché i reati vengano combattuti attraverso la prevenzione e le sanzioni, previste dalle leggi della Repubblica, che sono fatte dal Parlamento. Ma di fronte ad una classe politica corrotta, alleata dei poteri forti sin dalla fine della seconda guerra mondiale, che per mantenere il potere ha barattato il bene pubblico, e un po’ come in Afghanistan, dove i talebani, come i mafiosi (voluti e creati dagli USA, con l’avallo dei governi), sono sfuggiti di mano, non sono più controllabili né gestibili, lì perché hanno in mano le armi e una certa interpretazione del Corano, qui da noi con gli appalti e il clientelismo. In questo momento storico i partiti hanno bisogno di nuovi punti di riferimento, che siano puliti, affidabili e, possibilmente, competenti e titolati, perché c’è un fatto nuovo: l’opinione pubblica è cresciuta.
Noi non protesteremo, cittadino generale, se la camorra sverserà ancora, perché lo farà, e tutti noi lo sappiamo. È compito suo. Se noi lo facessimo, allora vorrebbe dire che lo Stato non esisterebbe più. Come nel 1943, quando siamo andati sui monti. Lei, la storia, la dovrebbe conoscere, o forse mi sbaglio? Non ci sostituiremo alle forze dell’ordine, non risolveremo noi un problema che è dello Stato, perché sarebbe come se ci sostituissimo a lei, e ai nostri soldati, che sono ovunque presenti nel mondo a “presidiare” la pace. Se, invece, lei pensa che la gente comune possa andare a denunciare chi sversa, o chi paga il pizzo o, magari, chi prende le tangenti, o, ancora, chi costruisce abusivamente, o chi presenta bilanci falsi per evitare le tasse, e così via … allora ci vorranno altri cimiteri e altri soldati. Mi scuso per avere citato come reato il falso in bilancio: è stato depenalizzato. E se aspettiamo ancora un po’ forse saranno depenalizzati anche i reati di mafia, compresi gli sversamenti illeciti. E il problema si risolverà da solo.

Qui lo Stato non c’è, non c’è mai stato. Le cronache e la storia ci dicono chiaramente che questi signori hanno sversato, costruito, ucciso, intimorito, … nella indifferenza e anche con l’ausilio di molti organi dello Stato. E lo continueranno a fare, mentre noi commemoreremo l’ennesimo anniversario della morte di qualche onesto servitore dello Stato che a questo scempio si è opposto, e continueremo a fare inutili manifestazioni e marce della pace. C’è lei, cittadino generale, che ha il compito e la responsabilità di affrontare il problema e risolverlo. La storia ha tramandato tanti altri Generali che pagando di persona hanno cercato di farlo. Ma credo che lei, nel chiedere a noi cittadini comuni di risolvere un problema che è innanzi tutto suo, sappia già di non saperlo fare, di non averne la stoffa.
Ma se uno solo, come insegna la storia, non è sufficiente, allora è necessario provvedere in modo diverso, utilizzando magari i servizi segreti per scovare i criminali, ma soprattutto per smascherare coloro che li proteggono insabbiando le indagini o minacciando gli ufficiali troppo solerti, o trasferendoli in altri luoghi con gradi maggiori e prebende superiori. Il lavoro positivo sul territorio lo lasci a noi, e lei faccia il soldato, sorvegli i nostri confini e vegli sulla nostra sicurezza. Attraverso la società civile, il volontariato e i servizi locali - quelli sopravvissuti ai tagli - vinceremo la nostra guerra, che adesso è quella dei rifiuti s’intende. Perché quella contro le mafie appartiene allo Stato, se continuerà ad esistere.

 

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